giovedì 16 giugno 2016

Un buon antidoto contro la solitudine (coll. Ania)

Io e Ania (qui il suo articolo) abbiamo pensato che parlare di quello che ci stava più a cuore, poteva essere una buona idea per una collaborazione. E allora, eccoci qui!
Tante volte mi è stato chiesto perché? La risposta non è mai arrivata.

Ci sono dei momenti nella vita di ognuno in cui sentiamo che non siamo fatti per quello che ci sta intorno. Momenti che hanno l’aspetto quasi di una rivelazione catastrofica, in cui il mondo inizia a starci stretto e vorremmo semplicemente prendere il volo – andare via, via da ciò che ci fa male e che non è adatto a noi. Può succedere a quattro, a venti, a quaranta anni: ma quando avviene, diventa un marchio. Un qualcosa da cui non puoi più scappare. E allora, che fare?

Arte è la risposta che si sono dati per anni. Musica, danza, arte visiva, cinema, letteratura. Sono tutti modi di evadere e, al contempo, calarsi perfettamente nella propria realtà in punta di piedi, senza farsi male.

Un libro è sempre stato un buon amico e una bella compagnia, quando avevo bisogno di sentirmi meno sola ma rifiutavo il contatto con la gente normale. Io che normale non lo sono mai stata, agli occhi degli altri, magari ero semplicemente strana, ridicola, diversa.

I libri, invece, ti accolgono senza chiederti chi sei o da dove vieni. È stato un po’ come un’anticipazione di quello che sarebbe stato l’incontro che un giorno mi ha cambiato la vita – Dio.

Un libro non cerca mai in te qualità particolari o l’approvazione della gente. La letteratura vuole solo essere ascoltata. E, paradossalmente, ascoltarti. Per poi scoprirti inaspettatamente, in quelle pagine, in quelle parole di carta. Hey, ci sono io, mica sapevo di essere così.
Un’antidoto contro la solitudine, così la chiamava David F.Wallace, ed effettivamente è così: è un piccolo modo di guarire da sé le proprie ferite, scappare via quando tutto è troppo pesante, scoprire nuovi mondi e – finalmente – sognare. 

Se c’è una cosa che la letteratura fin da piccola mi ha insegnato è che sognare è la cosa più bella che ci abbiano donato. Tutti cercheranno di toglierci questa capacità, negli anni – perché chi sogna fa invidia al mondo – ma il nostro compito è preservarla, tenerla stretta stretta tra i pugni nonostante tutto e tutti.


È solo così che si può sopravvivere in un mondo in cui i sentimenti sono stati repressi a favore di un’apparente e inconsistente felicità, solo così si può trovare una piccola via di scampo alla distruzione.

Perché leggere, alla fine, non è scappare dalla propria vita. Leggere è scoprire tante vite diverse per imparare a vivere la propria.


E allora, ritornando alla domanda iniziale, perché leggo? Perché è l’unica cosa che mi resta, l’unica cosa che nessuno potrà mai togliermi, quando tutto cade intorno a me.