“I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi / quante volte hanno pianto
davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi, / nudi e immensi come
gli occhi di un bimbo
ma non un
giorno ha perso il loro sole;/ i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che
s'illanguidiscono un poco, i tuoi occhi / gioiosi, immensamente intelligenti,
perfetti:
allora saprò
far echeggiare il mondo / del mio amore.”
(Nazim Hikmet, I tuoi occhi – Poesie d’amore)
Anni, anni, anni e anni di letteratura e lei
rimane come una costante nel tempo. È la donna, quell’essere dalla bellezza fulgida ed
eterea che ha affascinato gli uomini di ogni tempo fino a farne una musa: colei che ispira il
canto e la poesia. Creata
biblicamente dalla costola dell’uomo, diviene fin da subito ‘un aiuto’, ‘una compagnia’: l’unica che sappia soddisfare
la sua solitudine e riempire le sue giornate. Senza, egli non sarebbe completo, Dio stesso deve
riconoscerlo. Gli antichi Greci le attribuirono le doti migliori: basti pensare ad Afrodite, la bellezza; Atena, la saggezza; e infine Demetra,
colei che – potremmo dire - dona la vita. Ha irretito con le sue
grazie i più grandi e i più potenti, fino ad assoggettarli: Zeus stesso ne era completamente schiavo, non
riusciva a farne a meno. Ma è stata anche spesso protagonista delle più grandi
tragedie, vittima di abbandono e sofferenza, dimostrando la sua fragilità,
quasi come se potesse spezzarsi da un momento all’altro. O ancora forte e astuta,
vendicativa e spietata, come la Medea di Seneca,
pronta a sacrificare tutto pur di vedere il dolore nel volto di chi le aveva
straziato il cuore. In tutte le sue sfumature, come una medaglia a due facce,
ha fatto parlare di sé. Lei, l’essere misterioso. Lei che sin dagli albori
della creazione necessitava di essere esplorata, compresa fino in fondo. Gli
stilnovisti, nella loro dolcezza e spiritualità, ne hanno dato una visione assolutamente affascinante: per loro era in tutto e per tutto un essere
angelico, celestiale. L’unica che potesse avvicinarli a Dio. Dante dice ‘Che dentro a li occhi suoi ardeva un riso / Tal, ch'io
pensai di toccar cò miei lo
fondo / De la mia gloria e del mio paradiso’: quella creatura magnifica lo porta nei luoghi altissimi, quasi a ‘toccare il cielo con
un dito’. Sono i suoi occhi, il suo sorriso, il suo dolce
incedere, i particolari più ricorrenti nella poesia di questo tempo. Tutti
elementi che non ci lasciano mai avere una visione d’insieme ma che
presagiscono la bellezza sconvolgente di qualcosa di divino. È così sfuggente,
la donna stilnovistica. Eppure, forse proprio per questo, così degna di
ammirazione e rispetto. Petrarca, uno dei più grandi poeti di tutta la
letteratura italiana, la descrive sempre con delicatezza, quasi come se la
stesse carezzando con le parole. ‘Chiare fresche e dolci acque / ove le belle membra /
pose colei che sola a me par donna […] con sospir mi rimembra’, e ancora: ‘Non era l'andar suo cosa mortale / ma d'angelica forma, e le parole / sonavan altro che
pur voce umana; / uno spirto celeste, un
vivo sole..’. Meravigliosa, in tutto e per tutto, nonostante
rimanga sempre come inafferrabile. Nessuno riuscirà mai a capire dove sta il
segreto della sua magneticità. Sono forse i suoi occhi? O le sue labbra? O le sue parole,
così pregne di significato e sensualità – come dimostra la maestria di Saffo?
Se dovessimo vederla come gli stilnovisti, quella fatale attrazione che investe e investirà gli uomini di ogni tempo, è quel divino
che Dio ha lasciato nel momento in cui l’ha tratta dall’uomo. Come se avesse
voluto marcare il suo passaggio, segnalare ‘questa è cosa mia’. E come tutte le
sue cose, nessuno potrà mai afferrarla in pieno. Sembra quasi assurdo pensare che, ad oggi, quella stessa
figura viene bestialmente offesa e violata, sfigurata, dalle mani di chi – più
di qualsiasi altro – avrebbe dovuto amarla con la ‘venerazione di una dea’. Ma come
disse Shakespeare, nel lontano 1600, “La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi
per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per
essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per
essere amata”. Donne, siete speciali. Anche quando tutti vi
diranno il contrario. Anche quando vi metteranno sotto i piedi. Siete state
fatte per regnare sul cuore dell’uomo, non per diventarne sudditi.
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