lunedì 16 dicembre 2019

I libri più belli del mio 2019

Siamo ormai alle soglie dell'anno nuovo ed è arrivato quel fatidico momento in cui tutti corrono a fare bilanci.
Cosa racconteremo di questo 2019? (semicit.)
Io vi racconto, in breve, alcuni dei libri che mi hanno accompagnata tra un esame e l'altro - nei momenti di respiro. Li ho disposti secondo l'ordine in cui li ho letti, così che possiate rivivere insieme a me quest'anno di racconti.

1. La vita comincia ogni giorno, Rilke
Vi ho già parlato del mio amore per questo poeta in un articolo passato. Rilke è come una specie di porto sicuro ogni qualvolta mi sembra di perdere la bussola. Di lui amo l'autenticità, la compassione (nel senso più originale del termine), la capacità di scavare a fondo nell'animo umano e gettare le basi per uno sviluppo interiore. Queste lettere sono tutto questo e qualcosa di più. Quando il respiro veniva meno, hanno saputo ricordarmi che bisogna avere pazienza verso se stessi, soprattutto quando tutto sembra un inestricabile groviglio. 

«Le nostre gioie, la nostra felicità, i nostri sogni devono esistere nel pieno delle difficoltà; vedendoli stagliarsi lì, contro quello sfondo d'abisso, assistiamo per la prima volta al pieno fulgore della loro bellezza.»


2. Ossi di seppia, Montale 
Ho letto per la prima volta Montale due anni fa. E' una storia curiosa, perciò voglio raccontarvela. Tutto parte dal fatto che ho una vera e propria passione verso i libri usati: credo che riescano a raccontare molto di più di un libro che contiene solo la storia che vi ha scritto l'autore. E' per questo che frequento spesso i mercatini. A Pisa ce n'è uno, in particolare, in cui riesco a trovare sempre delle perle. Generalmente apro a caso quello che mi trovo davanti, leggo qua e là, mi lascio trasportare. Così è avvenuto il mio primo incontro con Montale: sono rimasta folgorata da qualche pagina de La bufera e altro e non ho potuto fare a meno di portarlo con me a casa. L'ho letto voracemente, notte dopo notte, senza capirci niente. C'era qualcosa in quelle parole, però, che riusciva a trascendere la mia facoltà di comprensione: una musica, un ritmo, un respiro umano. Ed è così che un giorno mi sono decisa a leggere Ossi di seppia. E' stato amore. Di Montale amo profondamente la schiettezza: il suo occhio non fa sconti, indaga la realtà così com'è. Montale non ha paura di gridare al mondo che il dolore invade ogni cosa, che non esistono messaggi universali da raccontare, che sembra non esserci scampo dalle catene in cui siamo intrappolati. Eppure nelle sue parole permane, sempre, uno sforzo: è quello che scorgiamo in Arsenio, che lo spinge a tentare il varco, la via della salvezza. E non importa che poi alla fine si ritorna alle stesse ore di sempre - non importa che tutto sembra essere stato inutile. L'importante è aver cercato. E, soprattutto, averlo raccontato. 

3. Le piccole virtù, (Natalia) Ginzburg
Anche la Ginzburg è una scoperta che risale all'anno scorso. Solo quest'anno mi sono imbattuta, però, in questi piccoli spunti editi da Einaudi. Si tratta di articoli, riflessioni, racconti autobiografici. Tra tutti, impossibile non citare il bellissimo Ritratto di un amico: uno dei racconti più struggenti che sia mai stato fatto di quell'Uomo profondamente vero che fu Cesare Pavese. 
La Ginzburg con questo libro mi ha raccontato cosa significhi essere umani. Insieme abbiamo attraversato la guerra, l'amore, la passione per letteratura. Ho scoperto la sua capacità d'indagine, la sua acutezza di pensiero. Mi sono lasciata guidare dalla sua saggezza. 
E' così che ho capito quanto potente possa essere la penna di una scrittrice, se sa raccontarci nei nostri dettagli più intimi. 

«Come succede fra chi si vuol bene ed è stato colpito da una disgrazia, cercavamo ora di volerci più bene e di accudirci e proteggerci l'uno con l'altro; per- ché sentivamo che lui, in qualche sua maniera misteriosa, ci aveva sempre accuditi e protetti. Era più che mai presente, su quella proda della collina.»



4. Franny e Zooey, Salinger
Lasciatemi dire che non credo di aver capito questa storia. Ma forse è proprio così che nascono gli amori più forti: dal mistero, dall'incertezza, dalla voglia di approfondire. 
Franny e Zooey è una storia di sofferenza intima, di instabilità. Al di là delle parole di Salinger si scorge un groviglio psicologico che forse non può essere risolto. Noi lo sappiamo sin dall'inizio, eppure non possiamo fare a meno che rimanervi incastrati, sperare fino alla fine. Forse perché leggiamo - nelle loro debolezze - anche le nostre.

«Non capisco proprio a cosa serva sapere tante cose ed essere tanto intelligenti e così via, se non riuscite a essere felici.» 



5. Revolutionary Road, Yates
Con Yates non ho mai avuto molto feeling. La lettura di Easter Parade mi aveva lasciata piuttosto indifferente. Così non è stato con Revolutionary Road. Mi è sembrato, a tratti, di leggere le parole di Fitzgerald quando ci svela che tutto ciò che sembra luccicare e brillare non è altro che un'impalcatura. Ecco: questo romanzo racconta qualcosa di molto simile. E' la storia di un matrimonio, delle sue contraddizioni, dell'America borghese e dei suoi schermi. Ma al di là di tutto questo c'è qualcosa di vivo e pulsante che non possiamo ignorare: un dolore che preme per scatenarsi, una tragedia incombente. Revolutionary Road è una storia che mi ha avvolta, trascinata, distrutta. Impossibile da dimenticare.




6. Odissea
Avete presente quella sensazione di ansia e eccitazione che si prova quando si intraprende un viaggio? Ecco: è quella che ho provato quando ho iniziato a leggere queste pagine. L'Odissea, del resto, è proprio il racconto di un viaggio, forse il più tragico e struggente mai scritto. E' stato bello conoscere Odisseo e la sua astuzia; bello sentire il richiamo delle sirene; agghiacciante il momento in cui Cariddi e Scilla potevano distruggerlo; commovente il ritorno. E' tutto quello che abbiamo bisogno di leggere e sapere sull'essere umano. 
Alla fine del viaggio anche io ero cresciuta.

«Avvicinati dunque, glorioso Odisseo, grande vanto dei Danai, ferma la nave, ascolta la nostra voce. Nessuno è mai passato di qui con la sua nave senza ascoltare il nostro canto dolcissimo: ed è poi ritornato più lieto e più saggio.» 


7. Alta fedeltà, Hornby
Credo che uno degli ingredienti per riuscire ad attraversare indenne la propria vita sia l'ironia. Forse è per questo che ho amato la storia di Rob. Non posso che considerare geniale uno che inizia una specie di lettera alla ragazza che gli ha appena spezzato il cuore citando tutte le ragazze che lo hanno fatto prima di lei per dimostrarle che non sarà certo la delusione più grande. 
Eppure in Alta fedeltà c'è molto di più. Una passione, innanzitutto: quella per la musica, che ci guida pagina dopo pagina in un itinerario interiore che sembra ricordarci che ci sono delle canzoni «da cantare a squarciagola / come se cinquemila voci diventassero una sola / canzoni che ti amo ancora, anche se è triste, anche se è dura / canzoni contro la paura» (Brunori Sas).
C'è quella precarietà che ogni ragazzo che vive gli anni duemila non può fare a meno di sperimentare; quella dipendenza dagli altri da cui nessuno è esente; le paranoie; il piangersi addosso. La storia di Rob potrebbe essere la nostra, strada facendo un po' lo diventa.
Non sono riuscita a non volergli bene.



8. L'unica storia, Barnes
Questo libro parte da un'idea: ognuno di noi ha un'unica storia da raccontare. Non importa, come vi raccontavo su Instagram, se essa sia brillante, originale o malferma. Ognuno di noi ne ha una e tutto si riduce, inevitabilmente, a quello. E' qualcosa da cui non possiamo fuggire: qualcosa che ci accompagna durante il corso della nostra vita. Ho scoperto che non c'è niente di più vero. 
Barnes ci ha raccontato quella di Paul - e del suo amore disgraziato; io, leggendo ho rivissuto la mia.

«Ciascuno ha la propria storia d'amore. Anche se è stata un fallimento, anche se si è ormai spenta, o non è mai riuscita a partire, o se fin dal principio era tutta e solo mentale, questo non la rende meno vera. E' l'unica storia.»


9. Lontano dagli occhi, Di Paolo
Siccome di questo libro vi ho parlato già abbondantemente (anzi, è stato il motivo per cui ho ripreso a scrivere dopo due anni di latitanza) ho deciso di raccontarvi tutto quello che non avrei potuto scrivere in una recensione vera. 
Quando è arrivato Lontano degli occhi a casa è stata una festa: erano mesi che sentivo il bisogno della scrittura di Paolo. Avevo così tanta voglia di leggerlo che l'ho portato con me in qualsiasi momento: perfino mentre camminavo per le strade di Pisa. Le parole scorrevano via, io mi sentivo di nuovo a casa. Poi, lo stesso giorno in cui l'ho iniziato, ormai arrivata alle ultime pagine (ore 23.30), è successo qualcosa. E' come se tutto, improvvisamente, avesse acquisito un senso.  Non posso spiegarvi molto, non voglio rovinarvi la lettura. Vi basti sapere che non ho mai provato niente di simile nei miei 21 anni, mai credo lo riproverò. E' stato come uno spartiacque. Il giorno dopo sapevo che qualcosa era irrimediabilmente cambiato - ed era qualcosa che mi aveva fatto del bene. 

Leggere Lontano dagli occhi è stato come vivere una catarsi, ritornare alle origini, re-imparare ad essere grata. E questo, amici lettori, è forse la cosa più importante che mi porterò dietro da questo 2019. Perché leggere può essere un'avventura pazzesca, può essere un rifugio o ancora un arricchimento. Ma c'è qualcosa che va ancora oltre: quel momento in cui la vita e la scrittura coincidono, ci svelano il miracolo dell'essere al mondo. E' questo che mi ha raccontato Lontano dagli occhi. E' questo che cerco nei libri. 

Aspetto di leggere le vostre avventure!
Un abbraccio forte,
Rebecca 


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